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DIVENTA VOLONTARIO

Essere Volontario


Volontario è chi mette a disposizione dell’altro le proprie energie, i propri sentimenti ed il proprio tempo.

Questo “donarsi” oltre che costruire un ottimo movimento di crescita personale, diventa occasione d’accumulare maggior esperienza di vita per poi aiutare gli altri con competenza acquisita. Spesso nasce in noi un desiderio di solidarietà che incida nella società, per cui ricerchiamo un impegno costante ed organizzato in qualche gruppo od associazione. Ma non sempre lo slancio verso l’altro proviene da un’intima generosità; a volte può essere una forma di protagonismo, magari anche d’una certa alite sociale, a volte un modo di propaganda personale o di devozionismo religioso e a volte un trampolino di lancio per un lavoro remunerato. Un forte altruismo spesso non e’ accompagnato dalla sicurezza di ciò che si cerca e ciò che si può dare. Da qui la necessità di chiarirci le motivazioni del nostro impegno sociale.

Ci sono quattro componenti che nutrono il mondo delle motivazioni.


Sociologiche: C’è un desiderio naturale d’espandersi, uscendo dal proprio mondo ristretto. La relazione con gli altri e il contatto con mondi diversi diventano occasioni per la propria crescita. Si nutre positivamente il “bisogno di appartenenza” ad un gruppo con precisa identità, alimentando il senso della valorizzazione personale con la stima e l’apprezzamento degli altri.

Psicologiche: Si dà un significato positivo alla vita che diventa utile per altre vite.

C’è un incremento della fiducia in se stessi in quanto possessori di un qualcosa da offrire. L’incontro con l’altro in situazioni di emergenza stimola il processo di auto comprensione, con l’accettazione della propria povertà umana riconoscendo i propri limiti.

Pedagogiche: L’esperienza della vita è maestra se accompagnata da una buona riflessione. Proprio da coloro che noi soccorriamo spesso riceviamo squisite lezioni di vita, di come pazientemente affrontare il dolore. Inoltre le situazioni difficili che si incontrano stimolano la creatività ed il confronto col gruppo alimenta la coscienza autocritica.

Spirituali: Per il credente esiste una forte energia interna che spinge ad essere fedele all’insegnamento di Cristo d’amarci come fratelli. E’ la grazia di Dio; ossia una forza che proviene da Dio stesso per far fruttare al meglio le doti originali di ciascuno di noi. Tutte queste motivazioni sono positive perché fanno uscire dal proprio mondo e spingono ad agire nella disponibilità all’altro.


Bisogna comunque prestare attenzione ad alcuni pericoli concreti:


Dilettantismo: Fare le cose pressappoco e con scarsa competenza è segno di non rispetto della vita.

Individualismo: Chi non collabora, non rispettando le regole danneggia l’associazione e il servizio.

Protagonismo: Credere fermamente che “il nostro meglio” è sempre piccola cosa rispetto ai bisogni sociali.

Tecnicismo: Fare le cose freddamente non consente il risultato di un rassicurante calore umano.


Il volontario, per evitare pericoli e fallimenti, deve iniziare a coltivare virtù, caratteristiche che rendono il suo servizio fecondo e incisivo. Ne elenco alcune come di una sorta di decalogo:


Attenzione: La si esprime attraverso la personalizzazione del rapporto e l’arte dell’osservazione, focalizzando, così, sia il soggetto del nostro operare sia il suo reale bisogno.

Calore umano: E’ l’energia effettiva che si indirizza verso l’altro. In un mondo anonimo, una presenza rispettosa, una stretta di mano od un sorriso parlano più di mille parole.

Ascolto: E’ l’accoglienza del vissuto dell’altro.

L’arte dell’ascolto è difficile; siamo portati a parlare e ad offrire soluzioni… ma è più importante dar spazio a sfoghi di svariate tensioni.

Comprensione: E’ l’empatia collegata alla capacità di vedere la vita dalla prospettiva dell’altro e di entrare nella sua ottica. Si tratta di capire o di instaurare una falsa relazione.

Discrezione: Ci si muove sempre con scioltezza e tatto gentile, senza essere invadenti e rispettando le confidenze ricevute. La disponibilità non gradisce baccano, confusione e pubblicità.

Umiltà: E’ il sano realismo e l’accettazione dei nostri limiti senza illuderci con false aspettative di poter fare chissà cosa: siamo tutti compagni sullo stesso difficile cammino.

Rispetto: L’altro si accetta cosi com’è: con le sue scelte di vita a volte palesemente errate.

Il non giudicare è ridare dignità all’altro.

Perseveranza: Ogni giorno ha il suo repertorio di ostacoli, disappunti e contrattempi. Non si può crescere senza soffrire per cui necessitiamo di coraggio e disciplina.


Coltivarsi in queste virtù fa si che lo scoraggiamento possibile che sfocia nell’umana domanda “chi me lo fa fare?” non predomini e vinca la nostra buona volontà.


All’origine della nostra opera di solidarietà c’è sempre un atto volontario.

Esso è una spinta, un impulso che ci fa muovere verso l’altro per aiutarlo. Nessuno ci obbliga: è una libera scelta e quindi un libero associazionismo. Se questa azione volontaria di servizio sociale umanitario, noi vogliamo attuarla in una associazione strutturata, cosa ci si impone di fatto? Volontariamente ci si sottopone agli scopi e alle regole dell’associazione stessa! Questa volontaria adesione non intacca la convinzione che la nostra libertà sta alla base di tutto. Scegliere è un atto libero ma nello stesso tempo quando si è scelto significa che rinunciamo alle cose per cui non abbiamo optato.

In secondo luogo rimane radicata la certezza che organizzati ed uniti ad altri che sentono lo stesso desiderio e condividono lo stesso scopo si incide meglio nella società, con maggior competenza e possibilità di raggiungere più persone. Se esiste questo rapporto Volontario-Associazione, allora esso diventerà una forma di collaborazione che porterà frutti d’un intenso lavoro, che sarà gratificante per ambo le parti e risulterà maturante per il volontario.